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I papillomavirus umani (Hpv, dall'inglese Human papilloma virus) sono virus molto piccoli, di forma sferica, con un diametro di 55 millesimi di millimetro, e un'informazione genetica racchiusa in solo ottomila paia di basi di DNA a doppio filamento.
Si replicano nelle cellule dell'epidermide. Esistono oltre 120 tipi di Hpv, che si differenziano per i tipi di tessuto che infettano.
Più di 40 tipi interessano l'epitelio anogenitale (cervice uterina, vagina, vulva, retto, uretra, ano, pene).
I papillomavirus umani possono provocare due tipi di disturbi:
le verruche o i condilomi, che sono proliferazioni benigne;
forme proliferative maligne, come il cancro alla cervice uterina o il cancro del pene, dell'ano, della vulva e altri.
Quasi tutti i tumori del collo dell'utero sono causati dall'HPV. I tipi di virus del papilloma umano possono venir suddivisi in:
HPV a basso rischio, i quali attaccano la cute (6, 11, 42, 43, 44)
HPV ad alto rischio, i quali attaccano le mucose (16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68).

Si calcola che oltre il 70% delle donne contragga un'infezione genitale da HPV nel corso della propria vita, ma la grande maggioranza di queste infezioni è destinata a scomparire spontaneamente nel corso di pochi mesi grazie al loro sistema immunitario.
Solo in caso di persistenza nel tempo di infezioni di HPV ad alto rischio oncogenico è possibile, in una minoranza dei casi e nel corso di parecchi anni, lo sviluppo di un tumore maligno del collo uterino.

Il Papillomavirus si contrae:

1) Per via sessuale (incidenza 95%)
Oggi si ritiene che l' infezione da HPV sia una delle più comuni malattie sessualmente trasmesse.
L'HPV si trasmette attraverso i rapporti sessuali con partner portatori del virus, durante contatti stretti tra pelle e pelle (non è necessaria la penetrazione, ed il preservativo può non proteggere). Poiché il virus HPV non sopravvive al di fuori delle cellule, per il trasporto del virus è necessario che vi siano cellule vive, questo spiega perché è rara la trasmissione tramite oggetti a meno che su di essi non siano rimaste secrezioni mucose contenenti cellule vive ed infette dal virus. In base allo stesso meccanismo si spiega come sia possibile trasportare il virus da una parte all'altra del corpo o da un partner all'altro, con le dita. I condilomi crescono molto meglio dentro l'ano o la vagina, dove non sono facilmente visibili. Il maschio spesso funge da portatore apparentemente sano, molte persone possono non averli mai visti sul pene del partner ma ciononostante prendersi l'infezione.

 

2) Per via non sessuale (incidenza 5%)
Il virus HPV si può trasmettere anche in tutte le comunità quali: caserme, collegi, convitti, luoghi di detenzione ecc., oppure in luoghi di promiscuità, quali piscine, palestre, bagni pubblici, in spiaggia ecc.
Frequente la possibilità di trasmissione dell' HPV mediante biancheria (es. asciugamani) o indumenti che siano venuti a contatto con persone infette.

La massima incidenza si ha nelle persone di età compresa tra i 20 e i 40 anni.
In generale, pochissime delle donne infettate dall'HPV sviluppano un tumore cervicale: il virus è quindi solo una delle cause del tumore, ma è una causa necessaria. Quasi tutte le donne affette da tumore del collo dell'utero risultano infatti positive per l'infezione da HPV.
Il principale fattore di rischio per il cancro della cervice è l'infezione da HPV, il Papilloma virus umano. La presenza del virus è necessaria ma non sufficiente per provocare il tumore.


Altri fattori scatenanti sono

  • il fumo da sigaretta: le donne fumatrici hanno un rischio raddoppiato rispetto alle non fumatrici
  • altre infezioni trasmesse per via sessuale (herpes, clamidia)
  • dieta: alimentazioni povere di frutta e verdura accrescono il rischio, così come l'obesità
  • indebolimento del sistema immunitario
  • l'uso di contraccettivi farmacologici per lunghi periodi (superiori ai 5 anni)
  • gravidanze multiple
  • igiene
  • promiscuità sessuale della donna o del suo partner.
  • precedenti familiari di cancro alla cervice

     

Nel caso del tumore cervicale le fasi iniziali sono generalmente asintomatiche. In seguito si possono manifestare sanguinamento anomalo, abbondanti perdite vaginali (spesso maleodoranti), dolori al basso ventre o alla schiena, sangue nelle urine, dolore nell'atto di urinare.
L'unica strategia per fare prevenzione è quella di effettuare controlli ginecologici regolari.
Lo screening previene il tumore alla cervice e salva vite umane.
Recentemente l'Agenzia europea per i farmaci (Emea) ha autorizzato in Europa il primo vaccino contro l'Hpv. Il vaccino previene le lesioni causate da alcuni ceppi virali (Hpv 16 e 18) che complessivamente sono associati a circa il 70% di tutti i carcinomi cervicali.


Il ciclo vaccinale consiste nella somministrazione, per via intramuscolare, di tre dosi, di cui la seconda e la terza a distanza di 2 e 6 mesi dalla prima. L'efficacia clinica del vaccino è stata valutata in donne tra 16 e 26 anni. Tra quelle che non erano state infettate dai tipi di Hpv contenuti nel vaccino, l'efficacia delle tre dosi nel prevenire le lesioni precancerose correlate a questi tipi è stata del 95%. Il vaccino però non ha effetto terapeutico, e l'efficacia scende al 46% se si considerano anche le donne infettate con almeno uno dei tipi di Hpv contenuti nel vaccino, e quelle che non avevano completato il ciclo vaccinale.
La disponibilità del vaccino apre dunque la strada a una possibile strategia di prevenzione del carcinoma della cervice, da affiancare alle politiche di screening.
Nell'agosto 2006 l'Oms ha pubblicato una guida per l'introduzione dei vaccini anti-Hpv, secondo cui le preadolescenti tra i 9 e i 13 anni di età rappresentano il target primario: la vaccinazione prima dell'inizio dei rapporti sessuali è infatti particolarmente vantaggiosa perché induce una protezione elevata prima di un eventuale contagio con Hpv.
In Italia il Consiglio superiore di sanità (Css) ha raccolto queste indicazioni, e nella seduta dell'11 gennaio 2007 ha espresso all'unanimità il parere che la vaccinazione delle ragazze nel dodicesimo anno di vita rappresenti per il contesto italiano la migliore strategia vaccinale. Il Css ha preso in considerazione anche l'importanza della vaccinazione per altre categorie, in particolare per quanto riguarda le ragazze fra i 13 e i 26 anni e i giovani maschi: per queste categorie è stata sottolineata la necessità di ulteriori studi. La sicurezza del Gardasil® è stata giudicata buona, in base all'osservazione di circa 12.000 persone vaccinate e il confronto con 9.000 persone non vaccinate. Le reazioni associate alla vaccinazione sono state febbre e reazioni locali nella sede di iniezione. Raramente sono state segnalate anche reazioni di possibile natura allergica.